Il clima
La stazione nivometrica automatica collocata nel Giardino appartiene alla Regione Piemonte, che l’ha installata il 25 settembre 1987. Contiene un pluviometro, un termometro dell’aria, un anemometro, un nivometro a ultrasuoni, un termometro a 21 sensori per la registrazione della temperatura della neve. Ne utilizziamo i dati per il periodo 1990-1997.
La temperatura.
E’ noto che la temperatura dell’aria determina la velocità di crescita dei vegetali. La tendenza al nanismo della flora alpina è una conseguenza di questo fattore climatico. Un’altra è la scomparsa degli alberi, che hanno bisogno di un periodo vegetativo annuo molto più lungo.
Una caratteristica del clima alpino è la forte escursione termica stagionale e diurna. L’aria, più rarefatta, non oppone ostacoli all’irraggia-mento; il suolo si scalda molto di giorno, si raffredda molto di notte. Le piante nane possono dunque utilizzare al massimo il calore del suolo.
La temperatura massima fu registrata il 19 agosto 1992 (20,4 °C), la minima il 6 febbraio 1991 (-20,5°C). L’escursione giornaliera oscilla tra i 6 e gli 8 °C, con punte estreme di 14-15°C.
Mese | Media delle temperature minime | Media delle temperature massime |
Gennaio | -6,3 °C | 0,2 °C |
Luglio | 6,9 °C | 13,7 °C |
Precipitazioni.
Il numero di giorni piovosi e, di conseguenza, la quantità di preci-pitazioni, aumentano con la quota. Ad esempio, a Casale Monferrato vi è una media di 65 giorni di pioggia in un anno, per circa 830 mm di pioggia. A Torino si registrano circa 70 giorni, con più di 800 mm. A Cesana (oltre 1500 m), si hanno 85 giorni di pioggia l’anno, per quasi un metro (960 mm).
Nel Giardino Botanico abbiamo una media di 90 giorni di precipi-tazioni e circa 1200 mm. Non bisogna dimenticare, però, che le condizioni locali di topografia, esposizione, distanza dal mare, orientazione delle valli possono influire in modo rilevante su questi valori. Per esempio nell’alta Val Varaita, a una quota confrontabile con quella del Barant, si ha il medesimo numero di giorni di precipitazioni ma solo 850 mm; nel comune di Entracque, al di sopra dei 2000 m, si ha un numero di giorni di precipitazione inferiore (86), ma quasi mezzo metro di più (1475 mm). Si capisce come queste situazioni, collegate con altri fattori (ad esempio le proprietà chimiche e fisiche del suolo) agiscano in modo decisivo sulle caratteristiche della vegetazione.
Dai dati forniti dalla stazione meteorologica, parzialmente incom-pleti, rileviamo che i valori massimi delle precipitazioni si sono registrati nel 1994, con 1292,6 mm. La quantità massima di pioggia caduta in un giorno è riportata l’8 agosto 1996, con 192,2 mm.
Condizioni di innevamento.
La permanenza della neve al suolo dipende dalla quota e dall’esposizione. Nelle Alpi piemontesi il limite delle nevi, cioè la quota alla quale la neve fonde completamente, si colloca attorno ai 3000 metri. Poiché le piante con fiori richiedono dai 40 ai 60 giorni per effettuare il loro ciclo biologico, la durata della permanenza della neve al suolo è un fattore non trascurabile. Non bisogna dimenticare, d’altra parte, che il manto nevoso protegge le piante contro il freddo e l’essiccamento.
I dati rilevati nel Giardino mostrano la seguente situazione:
Anno | 1990 | 1991 | 1992 | 1993 | 1994 | 1995 | 1996 | 1997 |
Giorni senza neve al suolo | 240 | 121 | 127* | 118* | 141 | 147 | 117* | 166* |
Spessore massimo | 145 22.IV | 239 10.V | 112 9.IV | 227 2.V | 145 5.II | 147 25.IV | 156 13.XII | 198 10.I |
*serie non completa
Nello stesso periodo, la neve invernale resta al suolo fino alla metà-fine maggio; in due anni, tuttavia, (1991 e 1993) essa fu presente fino a circa metà giugno. Si segnalano anche nevicate nel periodo giugno-settembre, più frequentemente in giugno (1990, 1992, 1994, 1995, 1997), ma anche in agosto (1996, 1997).
Il vento.
E’ questo un altro fattore importante nella crescita delle piante, sia per l’azione meccanica (rottura o sradicamento) sia per l’azione prosciugante. Contro la prima, le piante alpine si difendono col nanismo e con un forte apparato radicale. Contro la seconda, coprendo le superfici esposte (foglie, fusto) di peli minuti e fitti.
Nel corso del periodo 1990-1997 la velocità media annua del vento fu tra 8,0 e 10,0 km/ora. Tuttavia nei mesi invernali si registrano, tutti gli anni, autentiche burrasche, con punte massime che sfiorano i 150 km/ora. In questi casi i venti provengono, da W o SW. Si tratta cioè di masse d’aria che, dalla Francia, seguono il corso dell’alta valle del Pellice e si incuneano rinforzandosi in prossimità del colle.