Gli endemismi
Ogni specie vegetale si diffonde su un territorio più o meno vasto, spesso ben definito da un punto di vista climatico, altimetrico, topografico, geochimico ecc. La sua presenza in una data regione dipende dunque da una serie di fattori ambientali; un’importanza decisiva ha anche l’intera storia evolutiva di quella data specie.
Quando il territorio entro il quale è possibile trovare una specie è piuttosto ristretto (ad esempio, le Alpi occidentali) o molto ristretto (ad esempio, le montagne attorno al Monviso) quella specie è considerata endemica (il termine deriva dal greco antico en, dentro, e dèmos, popolo, regione: “all’interno della regione”, cioè, in questo caso, “esclusivo di un dato territorio”).
Non bisogna credere, tuttavia, che una specie endemica (cioè, un endemismo) debba essere necessariamente rara. Lo è, se consideriamo un territorio molto vasto come, ad esempio, l’Europa: in questo caso la rarità è determinata dal fatto che tale specie si trova solo, ad esempio, nelle regioni mediterranee. Tuttavia, all’interno del proprio territorio la specie endemica può essere assai frequente.
E’ il caso di Veronica allionii Vill., piccola erba strisciante, legnosa alla base, con numerosi fiori azzurri-violetti, che il visitatore può vedere in grande quantità nel Giardino soprattutto sui pascoli asciutti bene esposti verso la fine di luglio e in agosto. Fu dedicata dal botanico francese D. Villars al torinese Carlo Allioni (1728-1804), che fu autore di una famosa Flora Pedemontana (1785), in tre volumi, due di testo e un terzo di illustrazioni.
Una piccola erba, Androsace brigantiaca Jord. et Fourr., androsace di Briançon, parente abbastanza prossima delle Primule, può essere vista in fiore solo alla fine della primavera o all’inizio dell’estate, poco dopo la fusione della neve (non ne esistono esemplari, al momento, lungo il sentiero). E’ una pianta di dimensioni molto ridotte (4-6 cm), con fiori di colore bianco o appena roseo, e foglioline basali leggermente dentate.
Più o meno nello stesso periodo, poco dopo la fusione della neve e in particolare nella zona indicata come “Valletta nivale” si può osservare, assieme alla precoce Soldanella, l’interessante Thlaspi sylvium Gaudin. Il nome poco pronunciabile del genere proviene probabilmente dal greco thlãn, schiacciare, per la caratteristica forma dei frutti appiattiti. I petali sono bianchi, lunghi poco meno di un centimetro; le foglioline sono di forma ellittica. Il nome volgare di questa pianta è Erba storna piemontese.
Verso la fine di giugno-inizi luglio, in poche aree lontano dal sentiero, fiorisce Erysimum jugicola Jordan, o Violaciocca piemontese, dai bei fiori gialli. Appartiene alla stessa famiglia di Thalspi sylvium (Cruciferae), ma il frutto è allungato anziché tondeggiante. Il fusto, piuttosto corto (al massimo 15-20 cm), presenta la caratteristica di essere cosparso di peli attaccati non per l’estremità, ma per la loro parte centrale.
L’importante famiglia delle Leguminosae, ben rappresentata nel Giardino da loti e trifogli, offre al visitatore due interessanti endemismi. Il primo, Oxytropis helvetica Scheele, è una pianta che striscia sulle rocce o su prato raso, asciutto. L’infiorescenza, simile a quella del trifoglio ma molto meno ricca, è di colore violetto-biancastro; il fusto è coperto di peli lunghi e grigi. Il secondo, Hedysarum brigantiacum Bourn., Chas e Kerg. (dal nome greco della pianta, che significa “profumo dolce”) ha una storia particolare. Identificata da oltre un secolo da numerosi ricercatori nelle Alpi Cozie del Pinerolese come H. hedysaroides e H. obscurum, questa specie si distingue in realtà dalle due per la forma delle foglie e dei frutti. Nel Giardino fiorisce, in modo vistoso, con belle infiorescenze porporino-variegate, visibili in agosto sui pendii erbosi asciutti.
Nello stesso periodo (agosto), si può vedere verso l’angolo NW del Giardino, su sfasciumi rocciosi, la splendida fioritura di Campanula alpestris All., una specie che si è adattata a vivere su pietraie e pendii detritici apparentemente del tutto inospitali. Ha un corto fusto peloso, terminato da una grande corolla di un delicato colore azzurro.
Nei luoghi più umidi, alcuni dei quali costeggiati dal sentiero (lato meridionale del Giardino) vi sono diverse specie di interesse per il botanico. Tra queste la Gentiana rostani Vill., che deve il suo nome al medico-botanico E. Rostan (1826-1895). Per lunghi anni egli tenne la condotta medica di Perrero, ma dedicò gran parte della sua attività alla ricerca e all’esplorazione botanica delle valli pinerolesi. Scoprì la genziana che porta il suo nome nelle aree umide attorno al santuario di Sant’Anna di Vinadio, nell’alta valle della Stura di Demonte, il 16 luglio 1856, secondo quanto egli stesso scrisse al famoso botanico F. Parlatore molti anni dopo. Questa piccola genziana, molto simile per forma e ambiente di vita alla G. bavarica, è diffusa su tutte le Alpi pinerolesi attorno ai laghetti, lungo le sponde dei ruscelli o nelle torbiere. Nel Giardino fiorsice verso la seconda metà di luglio.
Oltre a questi endemismi erbacei, crescono nel Giardino e nei suoi immediati dintorni anche specie endemiche arbustive, come i Salici. Nell’area umida appena descritta si può osservare qualche esemplare di Salix foetida DC. e uno solo di Salix caesia Vill.; più lontano dal sentiero, al centro del Giardino, cresce Salix glaucosericea Flod. Questi salici, che si distinguono facilmente dai loro simili delle pianure per il portamento, sono esclusivi delle zone alpine, non scendendo normalmente sotto i 1500 m. Abitano di preferenza presso i greti dei ruscelli e, dopo la fioritura, si riconoscono facilmente per la caratteristica pelosità delle infruttescenze. La loro determinazione non è sempre agevole, a causa della facilità con cui possono formare ibridi interspecifici.